di Francesco Leggieri
L’eco della passione. Il calcio, con il suo calore e la sua passione, spesso si trasforma in un teatro di emozioni contrastanti.
Come parecchie barzellette raccontano, spesso si chiudono con la classica frase: “Però, hai iniziato tu…”.
Ci riferiamo agli episodi violenti che si verificano in tanti campi di calcio, nelle città che ospitano eventi di importanza notevole.
Non ci vorrebbe troppo a rimembrare Taranto-Foggia, con incendio annesso, nella curva ospiti dello stadio Iacovone di Taranto, che ancora non si è riabilitata, con la regular season terminata da un mese. Ciò che dobbiamo raccontare oggi, purtroppo, è di parte avversa.
Andiamo ai fatti. La partita di ritorno dei playoff tra LR Vicenza e Taranto verrà ricordata anche per gli accadimenti extra calcistici, fuori e dentro lo stadio.
A volte i tifosi esagerano.
Un’onda di fervore. L’arrivo dei supporter del Taranto ha scatenato un’onda di fervore che ha travolto il centro di Vicenza. I cori e gli inni, simboli di appartenenza e orgoglio, hanno risuonato come un tamburo di guerra, annunciando l’imminente scontro.
La scintilla della discordia. La tensione è esplosa in prossimità dello stadio Menti, dove il confronto verbale ha lasciato spazio a uno scontro più fisico. Bottiglie di vetro, fumogeni e petardi sono diventati i tristi protagonisti di una festa che ha perso il suo significato originario. Poi il campo, un capitolo a parte a cui diamo un titolo: “Un gioco interrotto”
Il match, interrotto più volte, ha perso il suo ritmo naturale. Ogni pausa forzata era un promemoria di quanto fosse fragile il confine tra la competizione leale e il disordine. Per fortuna, 8 minuti nel primo tempo e non più di 1 nel secondo.
La ricerca di un equilibrio. Gli eventi hanno evidenziato la necessità di misure preventive più efficaci. È fondamentale trovare un equilibrio che permetta allo sport di rimanere una celebrazione della vita e non un pretesto per la violenza. Per esempio, la domanda più ricorrente che molte persone ci hanno fatto, fra ieri sera e stamattina, è la seguente: “Come sono entrati nello stadio, sia di parte rossoblu che biancorossa, tanti fumogeni e similari?”. Onestamente, è un anno che ce lo chiediamo a Taranto…
Verso un futuro di unità. Riflettendo su questi eventi, è chiaro che il cammino verso la sicurezza e l’armonia richiede un impegno collettivo. Per il Taranto e i tarantini, si dovrà ridisegnare anche questo percorso che sembrava aver dimenticato le brutte maniere e che invece è ricomparso alla prima occasione.
Solo insieme, tifosi, squadre e autorità possono trasformare lo stadio (ad avercelo… quello nuovo), in un luogo dove la passione per il gioco possa esprimersi nella sua forma più pura e gioiosa. Di sicuro, non solo noi dobbiamo analizzare queste anomalie, chiamiamole così. Crediamo, almeno lo speriamo, chi ha divelto quei seggiolini, stia facendo una sorta di mea culpa, tornando a casa, in un viaggio che sembra interminabile. Per non dimenticare Taranto-Foggia e i conseguenti risvolti, ancora non risolti e tante altre situazioni di un passato che sembrava essere stato messo da parte. Buona domenica.