Il giovane preparatore atletico del Miami Magic svela ciò che sarebbe fondamentale per migliorare la resistenza dei calciatori
Nel corso degli anni, abbiamo potuto constatare il fatto di come l’allenamento dei calciatori sia radicalmente cambiato. Non parliamo solo degli attrezzi utilizzati dai giocatori, ma anche degli esercizi che i suddetti svolgono nel corso dei riscaldamenti pre-partita o nei giorni in cui l’allenatore prepara l’intera squadra. Di certo, ognuno riveste il suo ruolo, ma è indispensabile che ogni calciatore abbia una valida resistenza per tutto il tempo della partita e anche oltre (qualora ve ne sia bisogno, come accade nei tempi supplementari). A chiarire e svelare uno dei fattori cruciali che contribuirebbe a incrementare la resistenza dei calciatori è proprio il giovane preparatore atletico del Miami Magic, Marco Canolintas, il quale dopo aver analizzato il fatto che, nel corso degli ultimi anni le richieste fisiche del calcio siano aumentate esponenzialmente come dimostrato dagli studi, ha deciso di rivelare ciò che favorirebbe ogni singolo calciatore. “Oggi – spiega Canolintas – un calciatore deve essere in grado di performare ad alta intensità per 90 minuti e per tante partite nell’arco della stagione. Ciò richiede elevati livelli di endurance specifica al gioco del calcio. Molto spesso si vedono preparatori che utilizzano corse lunghe e continue per allenare la resistenza – esplica per poi proseguire in questo modo – in totale disaccordo con la natura intermittente del calcio”. Sostanzialmente, l’allenatore del Miami Magic riferisce di essere, altresì, favorevole all’allenamento a secco per migliorare la resistenza, soprattutto nei giovani calciatori e all’inizio della pre-season, ma per il giovane Canolintas, il modo più specifico ed efficiente per allenare questa capacità sia tramite l’utilizzo della palla. Nello specifico, è stato visto come il fattore più decisivo nell’aumentare la resistenza sia la partita stessa. Ciò permette un efficiente uso di tempo a disposizione per lavorare sia sull’aspetto fisico che tecnico/tattico, ma soprattutto segue il principio della specificità dello stimolo. “Ovviamente – spiega il preparatore atletico – la casualità del gioco rende più difficile standardizzare le condizioni (tempo e spazio), ma tramite l’uso di GPS è possibile monitorare l’allenamento per apportare modifiche sia durante che alla fine dell’allenamento. All’inizio di una preparazione – rivela – è fondamentale effettuare dei test per valutare le capacità aerobiche dei giocatori (in un settore giovanile credo sia utile ripetere il test anche durante l’anno) e costruire una base aerobica (allenamento a secco) su cui impostare un lavoro più specifico successivamente. Durante la stagione – svela poi Canolintas – il mio lavoro consiste nel capire le richieste tecnico/tattiche dell’allenatore e delineare tempi e spazi che i giocatori dovranno percorrere per prepararli al ritmo partita”. Nello specifico, ciò che esplica Canolintas significa che e’ necessario, dunque, stabilire l’area di gioco, il numero di giocatori, i tempi di lavoro e di recupero. Difatti, al termine dell’allenamento l’analisi dei dati GPS fornisce un ottimo feedback sul quale valutare l’efficacia delle esercitazioni. Si tratta di un compito delicato poiché richiede una profonda conoscenza del calcio oltre alla fisiologia dello sport, ma, se svolto efficacemente, può portare notevoli benefici di tempo e consentire al preparatore atletico di concentrare maggior tempo su aspetti che non possono essere allenati sufficientemente con la palla (forza e velocità).