Una frase estrapolata da un’articolata conversazione dell’arcivescovo Miniero a Radio Vaticana, ha suscitato comprensibilmente un certo disorientamento. Nel corso dell’intervista l’arcivescovo voleva riferirsi esclusivamente agli ultimi sviluppi della vicenda e sicuramente non era chiamato ad esprimere una visione più vasta e completa. Sarebbe surreale pensare che monsignor Miniero parli della sua città come condannata all’acciaio, senza vie aperte al futuro. Per questo sono ad inoltrarvi una nota che l’arcivescovo ha scritto per chiarire la sua posizione e ribadire le priorità della Chiesa.
Ve ne chiedo la più ampia diffusione.
Grazie
Don Emanuele Ferro
Portavoce dell’arcidiocesi di Taranto
«Sento la necessità di intervenire a seguito dell’interpretazione di una recente intervista.
La mia posizione quale vescovo di Taranto in merito alla vicenda del siderurgico non si discosta dalla via maestra che è stata segnata dalla Laudato si’ di papa Francesco: sviluppo sostenibile e cura del Creato.
A volte le parole di una conversazione non rendono con chiarezza i pensieri. Specie quando ho detto che “la comunità è formata per questo” non volevo assolutamente esprimere un fatalismo circa il destino della città e la conseguente impossibilità di un cambiamento. Tutt’altro. Volevo semplicemente dire, e spero che si percepisca la bontà del mio pensiero, che Taranto, la nostra comunità, costituita di fatto intorno alle sorti dello stabilimento siderurgico, ha diritto a ricevere risposte certe.
La situazione in merito allo stabilimento siderurgico ha assunto nel tempo sempre più i tratti della drammaticità.
Se da un lato viene ribadita la strategicità dello stesso per il Paese, dall’altro sono solo la città di Taranto e i suoi cittadini a soffrirne l’impatto economico e ambientale.
Economico, perché da anni migliaia di lavoratori vivono nell’incertezza per il proprio reddito. I numeri della cassa integrazione sono impressionanti e le aziende dell’indotto non vedono riconosciuti i propri crediti e rischiano la definitiva cessazione dell’attività.
Ambientale, perché è di pochi giorni fa l’ennesimo episodio di slopping, ricorrenti sono le denunce delle associazioni ambientaliste in merito allo sforamento dei limiti delle emissioni mentre si sono perse le tracce del Piano per le bonifiche. Rapporti scientifici hanno riconosciuto l’impatto nefasto sulla salute dei tarantini della fabbrica.
Numerose a suo tempo furono le perplessità espresse da vari settori cittadini e non solo in merito alla cessione ad ArcelorMittal dello stabilimento, perplessità che purtroppo hanno trovato fondamento nel tempo.
Registriamo con preoccupazione l’indisponibilità di AM ad accettare ora l’aumento di capitale del socio pubblico fino al 66%.
Avremmo salutato con favore il possibile maggior impegno dello Stato in Acciaierie d’Italia e ci saremmo altresì augurati che questo fosse stato sensibile proprio in virtù di quella strategicità nazionale che richiede la condivisione dei doveri quanto dei diritti.
E quel che attendiamo sono risposte chiare e definitive in merito ai diritti dei lavoratori e agli impegni con essi assunti; auspichiamo investimenti certi in merito al processo di ambientalizzazione dell’acciaieria; auspichiamo che riprenda con rinnovata energia il processo di bonifica del territorio.
Nel caso dell’accordo tra le parti, difficile ad oggi, dati gli esiti dell’incontro a Palazzo Chigi, auspichiamo che eventuali prossimi futuri partner vengano valutati con attenzione, attenzione che la città tutta, legata com’è al destino del siderurgico, pretende e che attende non senza preoccupazione».
Ciro Miniero,
Arcivescovo Metropolita di Taranto