Personaggio di spicco, vendeva buste con schedine precompilate
Marche Polle, il più amato dai tarantini
“A uè mo’?” e il suo sorriso sgangherato contagiava i suoi concittadini. Un soprannome ereditato dal papà, imbarcato sulla nave “Marco Polo”. Il ricovero in una Casa di cura comunale e funerali da lutto cittadino.
In ogni città vengono spesso annoverati personaggi caratteristici diventati nel tempo una tradizione. In particolare gente capace di circolare per strada a qualunque ora. Disponibile al dialogo, stupendamente fantasiosa. In queste poche righe, perché ne meriterebbe molte di più, le gesta di Marc Polle, uomo eletto a simbolo della città, colonna delle due vie da passeggio del centro di Taranto, via D’Aquino e via Di Palma, famoso venditore di buste chiamate “fortunello”.
In esse, precompilate, le schedine di Totocalcio e Totip. ‘Marche Polle’, all’anagrafe Amedeo Orlolla, origini napoletane, nato alla fine del’800, scomparso a metà degli anni 80, divenne famoso negli anni Cinquanta. Fra chi lo ricorda meglio, i giovani degli anni Settanta. E’ il periodo in cui, ormai anziano, l’uomo-busta aveva coniato frasi caratteristiche che ripeteva, a richiesta, ad ogni occasione.
L’immagine che abbiamo nei nostri occhi, è di un uomo piccolo e curvo, sempre in giacca e cravatta, dal passo lento che ricordava le processioni della Settimana santa. “A uè mo’…a busta?”, soleva ripetere, soprattutto quando vedeva una bella donna. In fondo, si divertiva così. Rideva a crepapelle, quando incrociava gli sguardi smarriti di marinai o turisti, che affollavano il centro cittadino. Amedeo Orlolla era divenuto per tutti Marche Polle, in ricordo della nave della Marina Militare “Marco Polo”, sulla quale aveva fatto il servizio militare suo padre e del quale narrava storie sempre ritoccate, tanto che col trascorrere degli anni, il genitore era assurto a eroe. In verità, la “Marco Polo” entrata in servizio a Napoli il 21 luglio 1894, era un incrociatore, nato dallo scafo di una nave della classe “Etna”, successivamente modificato, al fine di risparmiare tempo per ottenere il primo incrociatore corazzato della Regia Marina, con nuova elaborazione del progetto originale, ma con risultati piuttosto deludenti, in esatta contraddizione a quel che narrava Amedeo “A’ uè mo’”.
La rielaborazione del progetto, praticamente la conversione da incrociatore protetto a incrociatore corazzato, non permise alla “Marco Polo” di essere un’unità efficiente, risultando un tipo di imbarcazione ibrida. Questo fa comprendere, ancor di più, la genuinità di un ragazzo alla buona, cresciuto col mito del padre, sempre lontano da casa, per lui un eroe del mare.
Marche Polle aveva un viso rugoso, che consegnava alla sua faccia un’età era indefinibile. I suoi magri guadagni, si diceva, ad ogni fine giornata sarebbero finiti nelle tasche della sorella. Pare che la signora in questione, vedova, riuscisse a portare decentemente avanti una famiglia numerosa con le continue elargizioni dell’uomo.
Marche Polle è stato il simbolo di un periodo in cui molta gente, figlia di una guerra mai finita in una città di mare come Taranto, aveva addosso le ferite dell’epoca e cercava di sbarcare il lunario in qualunque modo possibile e fantasioso, provando anche a strappare un sorriso.
Si narra che dalle sue buste più di qualche tarantino sia divenuto milionario ma non vi è nessun ricordo particolare di ricompense da parte dei vincitori, se non qualche regalia, al massimo alcune migliaia di lire. Marche Polle, col suo sorriso sgangherato, metteva buon umore. Dalla sua bocca, sempre a grande richiesta, magari per una sigaretta, tirava fuori espressioni colorite ad indirizzo dei politici dell’epoca.
Non vi nascondiamo che ci sarebbe piaciuto vederlo in questo periodo, con una Taranto e il suo centro sempre più decadenti. Chissà cosa avrebbe potuto gridare: di sicuro non sarebbe stato “dolce di sale” con i politici, da lui sempre sottostimati.
All’inizio degli Anni 80, ormai ottantenne, fu ricoverato in una Casa di riposo del comune in via delle Ceramiche, dove aveva la possibilità, da un balconcino, di affacciarsi e vedere il mare. Alla sua morte, fu organizzato un funerale di prima classe affinché tutti i cittadini potessero partecipare e serbarne un ricordo indimenticabile. A ricordarne le gesta, restano di lui statuette, un busto, tante fotografie ma, soprattutto, la genuinità di un personaggio amato dal popolo che ai giorni nostri sarebbe stato impensabile vederlo circolare liberamente.
Amedeo Orlolla, detto Marche Polle, resterà nei cuori di chi ha vissuto gli anni di quella Taranto delle “vasche” di via D’Aquino. La gente serena e proiettata in un futuro industriale, con la Marina Militare che simboleggiava la forza di una città sempre pronta a dare il suo apporto all’intero Paese. Francesco Leggieri