di Francesco Leggieri
L’Estate dei Tarantini.
Se davvero vuoi divertirti e sentire l’aria estiva e frizzante del Ferragosto, devi recarti a Montedarena.
Lo metto in pratica da circa 50 anni. Mai deluso da questo posto che reputo la mia patria estiva. Non metto in dubbio che ci si possa divertire dappertutto, ci mancherebbe…
Ma c’è nell’aria, a Montedarena, un nonsoché di strano che rende tutto frizzante. Provare per credere…
I ragazzi di oggi continuano ad andare in spiaggia di notte, proprio come facevo io con la mia comitiva in gioventù.
Il luogo? Era sempre lo stesso: Montedarena. Si trova a pochi chilometri dalla città ed è una sorta di quartiere con annessa una spiaggia, il tutto appartenente al territorio di Pulsano.
La notte, restavamo anche a dormire in quel tratto di paradiso, dopo aver fatto il bagno e riso a crepapelle; i più fortunati, quelli che erano in coppia, riuscivano anche a scambiarsi qualche tenera effusione. Nulla di più, però: troppi occhi a vigilare, fra parenti e rosiconi vari.
Ricordo che una volta ci rubarono tutto. Restammo praticamente in costume da bagno. Si portarono via anche lo scooter di un mio amico.
I ladri, in quell’estate del 1974, erano sicuramente dell’entourage. Forse non di Pulsano, ma era comunque difficile incontrare, dalle nostre parti, veri e propri forestieri.
Al massimo, veniva a trascorrere le vacanze a Montedarena qualche tarantino che aveva fatto fortuna altrove, soprattutto al nord Italia. Ricordo che, da un anno all’altro, molti di loro avevano cambiato l’accento. E quindi Tonio era diventato il milanese, Mario il bolognese e così via.
Quel muretto di Montedarena, che affacciava sul mare ma che fronteggiava il ‘Sud Hotel’, era divenuto il nostro tempio. Quanti ricordi. Ci siamo fidanzati tutti su quel tratto di cemento; intendo noi, quelli del rione Italia.
Ci trasferivamo in massa a Montedarena, costringendo i nostri genitori a prendere in fitto le case. Devo dire, però, che ci venivano di buon grado.
I ragazzi i cui genitori non potevano permetterselo, venivano ospitati dagli amici o, al massimo, montavano delle tende negli spazi disponibili.
E poi c’erano le feste nelle case. Più imbucati che invitati. Ma non si cacciava mai nessuno. Ci si conosceva tutti. E, a Montedarena conobbi Daniela, croce e delizia dei primi anni da patentato. “Certi amori non finiscono mai… Fanno dei giri immensi e poi ritornano. Amori indivisibili, indissolubili, inseparabili, ma amici mai,” diceva Antonello Venditti.
E infatti, dopo, non siamo rimasti amici nemmeno per un secondo. Ma furono estati indimenticabili.
Gli amori estivi sono i più intensi, ma anche i più brevi. Il tempo di una hit parade estiva, come cantava Fred Bongusto, in quegli anni ‘70: “Tre settimane da raccontare a tutti gli amici tornando dal mare.” E poi niente più.
Ogni anno torno in quei luoghi con la stessa felicità dei vent’anni e racconto, agli amici, tante storie affascinanti di estati diverse. Sono i più giovani ad ascoltarle con più interesse. Alla fine mi ringraziano e si augurano di viverne, anche loro, qualcuna simile.
E i giacchettini di fine agosto, inizio settembre, ne vogliamo parlare? Anche gli indumenti avevano il loro fascino, perché permettevano a chi non era il massimo in costume, di ben comparire, indipendentemente se fosse donna o uomo.
In fondo, gli amori che sbocciavano a fine estate potevano subire un trascinamento ed essere i più pericolosi. Bisognava evitare, se possibile, per noi maschietti, di fidanzarsi con una ragazza del luogo o comunque di vicino Taranto.
Meglio una tarantina emigrata a Milano… L’anno dopo sarebbe tornata ancora più emancipata. Grazie Montedarena per quello che mi hai dato allora e che continui a darmi: tanto amore, comunque reciproco.