di Salvatore Del Vecchio
Dopo aver privatizzato i beni pubblici e ceduto la sovranità, l’Italia è passata al livello successivo: vendere sé stessa.
Notizia che esalta a grandi lettere l’interesse cinese cui obbiettivo, come una partita a RISIKO, è quello di invadere tutti i territori del nostro pianeta.
Nel 2008 la Shipping Group Co. (Cosco) inizia l’azione nel Mediterraneo attraverso una concessione di trenta anni del porto greco del Pireo per 1,5 miliardi di Euro.
Continuando la sua espansione, attraverso società shipping cinesi, in altri 10 porti che si affacciano sul Mediterraneo.
Del fuori Mediterraneo la Cosco ha investito in decine e decine di porti, tra i quali in costruzione, uno di grandissime proporzioni in Perù.
La strategia di conquista aiutata da un discusso COVID-19 nato “stranamente in Cina” che ha messo in ginocchio la economia mondiale, “stranamente” meno quella cinese, ha permesso a questo colosso economico di acquistare per un tozzo di pane malfermo tutto ciò che ha un interesse strategico.
Tocca ai porti di Trieste e di Taranto, in particolare quello di Taranto, uno dei più importanti di tutto il Mediterraneo.
La svergognata espressione sorridente di un primo ministro che invece di fare gli interessi del proprio paese, continua ad abbassare i pantaloni a una povera Italia che d’italiano c’è rimasto ben poco, primeggia in fotografia tra due sventurate bandiere italiane divise da quella cinese. Preludio di una invasione annunciata.
Come una carota davanti a un asino, rappresentata dai 100milioni di Euro (contro i 1,5 miliardi di Euro per una concessione di 30 anni nel Pireo) che si disperderanno sicuramente nei meandri di uno Stato fatiscente, lo stesso presidente dell’autorità portuale di Taranto applaude, forse ingenuamente, il progetto di concessione per 49 anni.
Una domanda nasce spontanea: Non siamo in grado di sviluppare la nostra economia in progetti come quello che la Cina vede sul nostro territorio? Invece degli ipotetici 400 ridicoli posti di lavoro che secondo le candide espressioni di Sergio Prete, potrebbe generare l’intervento cinese, non scordiamoci delle migliaia di persone della ex ILVA che potrebbero essere convertite a intervenire in un grande progetto come quello di un interporto, che rappresenterebbe un orgoglio “ITALIANO”.
In progetti del genere , credo che l’Italia non è seconda a nessuno.
Invece di disperdere milioni di Euro in effimere beneficienze che gonfiano le tasche a mafiosi, perché non si investono per far crescere la nostra economia?
La risposta è una sola: L’Italia deve scomparire, con un progetto ben mirato di svendita delle nostre risorse, abilmente sviluppato da una meschina rappresentanza.
E noi zitti zitti buoni buoni siamo complici con il nostro silenzio di questo gioco a perdere.
Complimenti!