Paradossalmente quello stesso sistema mediatico televisivo, di cui Michele Emiliano ha fatto la sua principale arma di propaganda, in questi giorni lo ha messo in un angolo con una serie di servizi giornalistici che hanno scoperchiato il vaso di Pandora di una sanità, quella pugliese, in condizioni oggettivamente disastrose.
Dopo l’inchiesta giornalistica sull’ospedale di Mottola, di per sé sufficiente a comprendere quando lacunoso sia il sistema sanitario in Puglia e in particolare nella provincia ionica, abbiamo dovuto assistere alle incertezze evidenziate nell’intervista dal direttore generale dell’ ASL. Ciò che è andato in onda ha chiaramente messo a nudo le oggettive difficoltà a rispondere con cognizione di causa alle domande del giornalista.
Per Emiliano la scelta dei manager, lungi dall’ispirarsi alle reali capacità, è una delle tante componenti di una politica sanitaria che è servita al governatore pugliese per creare una rete di relazioni politiche funzionali alle sue aspirazioni personali, ignorando invece professionalità di cui ciascun territorio, e il nostro in particolare, è dotato. In quest’ottica si leggono le nomine di figure che si sono rivelate assolutamente inadeguate per governare situazioni di grandi criticità.
Meri esecutori delle volontà del governatore che, se avessero un sussulto di orgoglio, dovrebbero rassegnare le dimissioni. A chiedere invece quest’ultime ci pensa il PD, cioè il partito che, sostenendo l’amministrazione Emiliano, quelle nomine le ha avallate, quando non indicate, salvo ora, come abituale costume, prenderne le distanze. Il Covid-19 con il suo tragico bagaglio di emergenza sanitaria e di morti, ha rovesciato le carte in tavola svelando il grande bluff di Emiliano.
Se il sud non fosse stato in parte risparmiato dall’epidemia, come è avvenuto per nostra fortuna fino ad oggi , e auspichiamo avvenga anche per il futuro, oggi ci troveremmo ad affrontare un’ecatombe totale, per le scelte che sono state fatte sul piano del mancato sviluppo della medicina territoriale. Scelte scellerate che hanno colpito in modo particolare la provincia ionica.
Un territorio capitale delle malattie polmonari, delle patologie oncologiche più severe, deve fare i conti oggi con un piano sanitario ospedaliero fatto solo di tagli lineari, di accorpamenti, con una cronica carenza di personale e di strutture. Emiliano nei suoi cinque anni di governo è stato volutamente capace a relegare la provincia di Taranto al limite della vivibilità.
E’ evidente che questo sia avvenuto con l’avallo del governo centrale. Tutti ricordano le promesse fatte e non mantenute: come quelle del CIS; come tutta la vicenda ex Ilva; come le infrastrutture viarie, eterne incompiute. In questi giorni si parla ancora un volta della regionale 8, sempre presente nei proclami elettorali.
Ricordiamoci del Patto della Puglia con un’ennesima penalizzazione per la provincia di Taranto; l’aeroporto di Taranto – Grottaglie su cui non si contano le volte in cui il governatore ha garantito il pieno utilizzo, voli di linea compresi; il porto, escluso dalla “Via della Seta” ma sempre aperto per lo sbarco di migranti.
Oggi si consente l’attracco di una nave da crociera che, quando piena di turisti, portatori di economia, approda a Bari, e invece viene mandata a Taranto quando ospita solo ammalati covid-19.
E’ evidente che l’unica strada da seguire è quella che tutte le forze sociali, imprenditoriali, associative, soprattutto quelle che finora hanno fatto affidamento sulle tante promesse di Emiliano, prendano atto del suo fallimento, e si ribellino con forza rispetto ad una politica di totale emarginazione sociale ed economica per la nostra provincia al fine di riacquistare quella dignità che Taranto e l’intera provincia meritano.
Vice segretario Regionale – Lega Puglia
On.le Gianfranco Chiarelli 24 aprile 2020